Spazio per le Arti contemporanee del Broletto - Pavia
My generation is different...
19 Giugno - 7 Luglio 2013
Occhiomagico presenta gli allievi dell'Istituto Italiano di Fotografia
Questa mostra è stata l’occasione per rendere visibili alcuni giovani Fotografi/Autori che hanno seguito il corso del secondo anno dell’Istituto Italiano di Fotografia di Milano tenuto da Giancarlo Maiocchi (OCCHIOMAGICO) tra il 2011/12 ed il 2012/13.
Il corso basato sulla certezza di vivere in due realtà parallele di cui una detta: virtuale, ha il duplice scopo di porre due domande fondamentali ad un giovane che vorrebbe intraprendere la carriera di fotografo:
Una specie di caccia al tesoro nel recinto del proprio giardino segreto in cui gli studenti sono invitati ad entrare e cercare, soprattutto negli anfratti più nascosti, i ricordi, i sogni, gli eventi che li hanno resi così come sono ora e quali strascichi gioiosi o dolorosi si portano appresso.
Questo “bagaglio” così vero e pesante produce una Messa in Scena complessa e poetica.
Questa stessa Messa in Scena ha bisogno di essere registrata dagli strumenti fotografici o video con accorgimenti particolari e personali che coinvolgono l’insieme delle tecniche di produzione più antiche e/o più contemporanee. Anche la scelta di quali tecniche utilizzare porta l’autore dell’immagine verso una propria riconoscibilità detta “stile”.
Essere in grado di poter raccontare Storie attraverso la propria espressività equivale ad essere consapevoli di poter svolgere un ruolo chi nell’Arte chi nella Fotografia Commerciale.
I giovani Fotografi/Autori presenti in mostra sono:
MARTA AMOROSI
GIULIA LADDAGO
EMANUELE BONAPACE
SIMONA MILANI
MARTA CASTALDO
CARMEN MITROTTA
GIULIETTA CONSIGLIO
MATTIA MOSCATO
MILVA PERINETTI
MATTIA CREPALDI
CAROLA DUCOLI
ALESSIO SALVATO
SARA EL BESHBICHI
MATTIA VIGLIAROLO
KARIM EL MAKTAFI
ROBYOLA VON WÜNSCH
COSTANZA GIANQUINTO
SIMONE ZANATTA
My generation is different. I racconti del patchwork
Da qualche tempo mi gira per la testa un’immagine: il patchwork, quella coperta fatta con pezzi di stoffa diversi, scampoli vari di lana, magari recuperati disfando maglioni consumati o dismessi. Ad una visione distratta può anche apparire come un groviglio confuso e senza logica, ma guardando con più attenzione il patchwork si rivela per quello che è veramente: un esempio armonioso di unità, dove gli elementi più diversi e disparati convivono obbedendo ad un equilibrio preciso e tutto suo. Penso al patchwork, ad esempio, quando devo raffigurami, oggi, l’idea di fotografia. Penso al patchwork come immagine che riesce a riunire, sotto un’unica etichetta, tecniche ed apparati eterogenei: analogico, digitale, foto-tessera, polaroid, multavelox, radiografie, Tac, cartoline, reportage, fotocellulari, still-life, foro stenopeico, banco ottico, foto-ricordo… Patchwork, appunto.
Allo stesso modo, penso al patchwork davanti a questo lavoro collettivo di giovani fotografi/autori dell’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. Una “coperta” composta da tanti frammenti individuali, distinti e – solo apparentemente – inconciliabili, cucita sotto un titolo-etichetta (My Generation is different) che rende intellegibile e unico l’insieme. Ma non è solo una questione di etichetta, anzi: in My Generation is different entra in gioco un altro, e più forte, elemento unificante: il valore emotivo, narrativo e concettuale di ogni singola immagine. Mi spiego attraverso la citazione di un artista russo che ha raccolto per anni le ‘invenzioni quotidiane’ della gente:
«Questa trapunta simboleggia una parte consistente della nostra vita di famiglia, proprio come nell’Asia centrale e in Oriente dove i tappeti rivestivano lo stesso ruolo dei libri, della letteratura, con ricami che raffiguravano le tradizioni familiari e le leggende. Le storie, ad esempio sulla guerra, venivano narrate tramite oggetti e ornamenti. Questa trapunta […] è fatta con vari pezzi cuciti insieme: il cappotto di mia nonna, un maglione di mio fratello, la giacca di papà e scampoli di altre stoffe, anch’essi con una storia […] Guardi un pezzo di stoffa e pensi a una cosa, ne guardi un altro e pensi a qualcos’altro, è molto organico.»
[Vladimir Archipov, Design del popolo. 220 invenzioni della Russia post-sovietica, Milano, Isbn Edizioni 2007, p. 110]
Ecco, credo sia proprio questa l’anima profonda di My generation is different, un lavoro-patchwork-tappeto da leggere come luogo dove ogni immagine-frammento concorre sia a costruire il disegno d’insieme sia a raccontare la propria epica, la propria poesia. Un luogo vivo, organico, dove ogni immagine porta con sé il bagaglio delle narrazioni, paure, sogni, ricordi, desideri, idee dei fotografi. Un tappeto la cui trama è fatta con ciò che è stato trovato, come dice Occhiomagico, durante la caccia al tesoro nel recinto del proprio giardino segreto. Una trama, anche in senso narrativo, che invita all’ascolto.
Enrico Prada – Direttore Artistico di OltreFoto
Introduzione al catalogo della mostra
Foto di Franco Castellari